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Cosa significa essere intolleranti alla soia
Cos’è e quali sono i sintomi dell’intolleranza alla soia? È un fenomeno poco comune – che interessa appena lo 0,5% della popolazione – ed è legato all’assunzione di soia o di alimenti che hanno nella loro composizione questo legume. Le manifestazioni si presentano nelle ore immediatamente successive all’ingestione. Generalmente i sintomi di chi è afflitto dall’intolleranza corrispondono a fastidi e un complessivo malessere, spesso risultano non specifici.
Ma cos’è esattamente la soia? È un legume asiatico (coltivato attualmente in tanti Paesi di tutto il mondo) sempre più presente nelle diete occidentali e in quelle italiane. Viene impiegato anche per i mangimi destinati agli animali. Dal punto di vista della sua composizione, troviamo un 40% circa di proteine vegetali ed ha un contributo di 122 kcal a fronte di un etto di prodotto. È inoltre caratterizzato per la scarsa quantità di grassi e carboidrati.
Stiamo parlando di un alimento caratterizzato da un importante apporto di sali minerali (dal ferro al potassio). Se ne fa largo uso nei piatti tipici della tradizione cinese, giapponese e di altre nazioni asiatiche. Negli adulti l’intolleranza alla soia è piuttosto rara, mentre vengono interessati più di frequente i bambini. È infatti buona norma non fornire alimenti con soia durante i mesi successivi allo svezzamento. La soia può indurre forme di allergia, argomento che tratteremo in dettaglio successivamente.
I sintomi che si presentano più di frequente
Quali sono quindi i principali sintomi? Anzitutto troviamo sintomi a carattere dermatologico, quali ad esempio acne e dermatiti. Possono inoltre palesarsi disturbi respiratori, pensiamo ad affanni e tosse. Una altra tipologia di sintomi riguarda l’apparato gastrointestinale. Sono piuttosto comuni dolori a livello addominale, diarrea, gonfiore addominale, flatulenza, senso di nausea e persino vomito.
Va fatta però attenzione, i sintomi elencati non sono necessariamente espressione di una intolleranza alla soia. Chi può fornire una diagnosi è esclusivamente un medico, sarà poi quest’ultimo, una volta compiute le varie analisi del caso, a prescrivere un apposito regime dietetico.
La diagnosi
All’interno della soia troviamo ben 16 proteine che possono determinare differenti allergie e produrre delle forme di intolleranza alla soia. Di frequente è possibile verificare la propria condizione adottando una dieta a eliminazione (per qualche decina di giorni) e una a rotazione.
In termini operativi ciò permette, in coincidenza della riacquisizione di alimenti a rischio, di mettere in luce i sintomi, mentre, a fronte di una fase di eliminazione estesa, dei bassi dosaggi potrebbero non generare significativi problemi. Una diagnosi può prevedere l’utilizzo di test somministrati seguendo il metodo ELISA.
A quali cure sottoporsi e quale regime alimentare seguire
La soia rappresenta un alimento usato per la preparazione di molte pietanze, per questa ragione può risultare piuttosto complessa la sua eliminazione dal proprio regime alimentare. Praticare una dieta a esclusione significa eliminare dall’alimentazione diversi cibi. Stiamo parlando di soia e derivati (come ad esempio latte, yogurt e salse), cereali e dolci industriali, pietanze asiatiche.
La cura della dermatite (derivante dall’intolleranza alla soia), oltre all’adozione di una specifica dieta, può trovare giovamento dall’impiego di particolari rimedi naturali (sempre e solo sotto indicazione del medico). Tra le risorse utili vi sono olio di cocco, latte di mandorla, farina di avena.
In merito ai prodotti industriali va fatta una precisazione. Può capitare che vi siano presenti certi additivi che contengono la soia. L’eliminazione della soia passa dall’analisi delle etichette nutrizionali, nelle quali oltre a non essere riportata la soia non devono figurare neppure i derivati.
L’etichettatura prevista dall’UE implica la segnalazione degli allergeni nell’elenco dei vari ingredienti. Ciò impone quindi che il consumatore presti la massima attenzione a quanto indicato. Va in ogni caso rilevato che in talune etichette vi sono indicazioni piuttosto vaghe.
Il latte di soia, solo per citare uno degli alimenti in cui è riportata la soia come ingrediente, è usato da quanti adottano un regime alimentare vegano al posto del latte vaccino. In generale la soia viene impiegata di frequente in prodotti industriali e confezionati, tra questi ve ne sono alcuni piuttosto insidiosi: dolci, caffè solubile, surgelati, condimento e tanto altro ancora. Nell’elenco degli alimenti a base di soia ricordiamo: fibra di soia, formaggio di soia, germogli di soia, farina di soia, salsa di soia, proteine di soia.
Entrando nella questione delle reazioni allergiche, malgrado buona parte di queste abbiano effetti contenuti, ci sono casi che implicano sintomi molto seri come l’anafilassi. Chi riscontra una allergia, soprattutto se molto grave, deve poter disporre di una iniezione di epinefrina. L’allergia va a manifestarsi durante l’infanzia ma tende a scomparire dopo i tre anni. La maggior parte dei bambini non risulta suscettibile alla soia dopo il primo decennio di vita.
Con una percentuale variabile dal 15 al 35, è stato riscontrato che i bambini allergici al latte vaccino sviluppano una forma di allergia alla soia. Restando in tema di correlazioni e criteri statistici, 1/5 di quanti soffrono di allergia alle profiline dei pollini di varie piante sarebbero suscettibili di allergia alla soia.
A fronte del sospetto di una intolleranza alla soia, come per altro per qualunque altra forma di intolleranza, è essenziale rivolgersi al medico di fiducia, poiché solo professionisti del settore sanitario possono esprimere un parere attendibile. Va assolutamente bandita qualunque forma di auto-diagnosi, magari raggiunta mediante la presunta individuazione dei sintomi.