Indice dei contenuti
La dieta per la psoriasi
Alcuni studi hanno rilevato come l’obesità, l’alcolismo, una dieta povera di acidi grassi Omega 3 e antiossidanti e una concomitanza con la celiachia possano essere dei fattori di rischio per la psoriasi. Per quanto riguarda la celiachia è necessario optare per una dieta priva di glutine, prediligendo alimenti prodotti con farina di mandorle, di legumi, di carote, ecc., così da vedere una diminuzione della psoriasi dopo soli tre mesi. Per quanto riguarda gli altri fattori di rischio andiamo per gradi.
Qualora il soggetto abbia una predisposizione per l’obesità, quest’ultima potrebbe rilevarsi il fattore scatenante perché le cellule grasse secernono delle proteine infiammatorie conosciute come citochine. Gli stessi studi scientifici hanno compiuto un’osservazione rilevando un netto miglioramento della psoriasi nei soggetti obesi dopo sole 20 settimane, in seguito all’esercizio fisico e a una dieta mirata.
Abbiamo già parlato della psoriasi come una malattia autoimmune di origine infiammatoria; per diminuire il circolo di queste molecole è necessario evitare tutte le carni grasse e rosse, cibi prodotti con farine raffinate o confezionati e tutti gli zuccheri semplici.
Cosa mangiare nella dieta per la psoriasi
In una dieta per la psoriasi è necessario diminuire il sovrappeso e per farlo è necessario ridurre il totale calorico quotidiano. Il consiglio è di consumare molta verdura e frutta fresca, preferire i cereali integrali e legumi, evitando le farine bianche raffinate, il Junk Food, i cibi confezionati, dolci, gelati e snack. I pasti devono essere composti dalla giusta quantità di nutrienti riempiendo la maggior parte del piatto con verdura bollita o al vapore, carni magre o pesce più una piccola quantità di cereali integrali con l’aggiunta di olio extravergine di oliva a crudo. In linea generale valgono i consigli di qualsiasi dieta ipocalorica ma nel caso della psoriasi è necessario integrare con altri prodotti come, ad esempio, integratori di Omega 3, vitamina D, glucosamina e condroitina, selenio, MSM e vitamina B12.
L’importanza degli integratori nella dieta psoriasi
L’integratore Omega 3 ha un ottimo potere nei confronti dell’infiammazione autoimmunitaria, questa sostanza è presente solitamente nell’olio di pesce, nelle alghe e nel pesce grasso. Alcuni preferiscono utilizzare gli integratori per equilibrare facilmente questo nutriente in maniera veloce e pratica.
La vitamina D è una di quelle molecole utilizzate nella sperimentazione per combattere la psoriasi in quanto va a fermare la proliferazione cellulare che alla base dell’alterazione. Anche se la vitamina D della ricerca scientifica viene inserita nella composizione dei farmaci topici, alcuni preferiscono integrarla in maniera naturale tramite l’assunzione di integratori, olio di fegato di merluzzo, latte scremato, sgombro, tonno, salmone, tuorlo d’uovo e altri alimenti con forte presenza di questa sostanza.
È necessario comunque esporsi alla luce del sole per far sì che la vitamina B possa espletare la propria funzione benefica in quanto è il sole ad attivarla. Gli integratori di glucosamina e condroitina possono essere assunti da soli o insieme e sono delle sostanze con proprietà antinfiammatorie e protettrici nei confronti della cartilagine. MSN è un componente dello zolfo che supporta il tessuto connettivo e lo mantiene sano, purtroppo non esistono delle prove che affermano il suo potere antinfiammatorio ma viene comunque utilizzato come compensazione nella dieta per la psoriasi. Stesso discorso anche per selenio e vitamina B12.
Altri consigli per la dieta psoriasi
Molto spesso le persone che soffrono di psoriasi sono carenti anche in zinco e vitamina C, il primo si trovano nei semi oleosi e nei legumi mentre il secondo è in tutta la frutta e ortaggi di colore arancione e giallo. Per ripristinare l’equilibrio di queste due sostanze è necessario aggiungere questi alimenti all’interno della propria dieta, parallelamente alle altre sostanze da integrare. Anche assumere gli alimenti ricchi di cromo come lievito di birra può essere utile, quest’ultimo può essere aggiunto nell’insalata sotto forma di scaglie o venire sbriciolato direttamente sulla pasta. Ovviamente è consigliabile chiedere l’aiuto di un dietologo o un nutrizionista per schematizzare in maniera coerente questo regime alimentare e non fare tutto da soli, onde evitare di eccedere o combinare in maniera grossolana i vari alimenti.
Per quanto riguarda le origini psicosomatiche della malattia, si ritiene che la causa psicologia sia un importante fattore di rischio da valutare dato che alcune ricerche hanno mostrato che quasi il 40% dei pazienti che soffrono di psoriasi hanno vissuto un evento molto stressante nei precedenti 30 giorni. È scontato non sottovalutare questo aspetto ma porre il soggetto in una situazione agevole e tranquilla affinché la cura dia risultato. In questo caso è naturale disintossicare intestino e fegato, riequilibrare il sistema nervoso e introdurre quell’armonia che manca facendo respirazione e meditazione. È in particolare lo yoga a essere particolarmente raccomandato.
La dieta psoriasi non è una cura definitiva ma un’attenzione mirata affinché la malattia non peggiori o possa stabilizzarsi efficacemente. È necessario essere coadiuvati e motivati da queste due figure professionali (nutrizionista e psicologo); grazie alla loro collaborazione si può indirizzare il soggetto verso una dieta equilibrata, con gli integratori giusti e con un controllo costante della psiche del paziente.
Che cos’è la psoriasi?
La psoriasi è un disturbo molto comune caratterizzato da una risposta autoimmunitaria dell’organismo con formazione di macchie e chiazze sulla pelle il cui colore, forma e dimensione possono essere diversi a seconda dei soggetti. la psoriasi non è una malattia contagiosa e non provoca dolore ma potrebbe alterare la qualità di vita del soggetto.
La psoriasi è provocata da un’iperproliferazione dell’epidermide, le cellule cutanee si dividono 1000 volte più velocemente rispetto al normale. In questo modo esse aumentano a dismisura e il tempio di ricambio diminuisce, basti pensare che in un soggetto normale i tempi di ricambio sono di 28 giorni mentre invece in un soggetto affetto da psoriasi è di soli 3 giorni. A livello sintomatologico non c’è una vera e propria sofferenza nella maggior parte dei casi (approfondiremo meglio questo aspetto più avanti) ma chi ha la psoriasi potrebbe avere soprattutto un problema con il suo aspetto fisico e il suo rapporto con gli altri. Ciò non deve essere sottovalutato perché intacca una sfera personale molto importante che potrebbe avere un peso non indifferente.
Quanti tipi di psoriasi esistono?
La medicina individua 5 tipi di psoriasi: a placche, guttata, inversa, pustolosa ed eritrodermica. La prima è la più comune e intercorre nel 90% dei casi, la seconda forma delle macchie a goccia, la psoriasi inversa interessa solamente le pieghe della cute, la pustolosa comporta la formazione di pus mentre invece la psoriasi eritrodermica è una delle più gravi e si contraddistingue per una diffusione intensa delle macchie.
Ovviamente la sintomatologia è variabile a seconda della tipologia. Nella psoriasi a placche abbiamo macchie bianche/rossastre dai margini netti e nessun sintomo correlato; nella psoriasi guttata abbiamo macchie squamose localizzate soprattutto su arti e tronco ma la sintomatologia è lieve; la psoriasi inversa si concentra nelle pieghe umide e ciò è un bene perché non infastidisce eccessivamente il soggetto ma potrebbe scatenare frequenti infezioni; la psoriasi pustolosa provoca dolore formazioni di pus ad alto tasso infettivo. Infine la psoriasi eritrodermica è caratterizzata da prurito, fastidio, squilibrio elettrolitico e perdita di peso.
Potremmo aggiungere un sesto tipo di psoriasi: artropatica. Quest’ultima è legata alle affezioni osteoarticolari ma è difficile collegare le due patologie perché possono avere un decorso diverso.
Cause della psoriasi
La causa della psoriasi non è ancora certa, la medicina ipotizza che possa esserci un fattore genetico misto a dei fattori ambientali scatenanti. Non sorprende che la sintomatologia peggiori nelle stagioni fredde o in concomitanza con l’utilizzo di alcuni farmaci, in primis beta bloccanti e antinfiammatori. Anche lo stress psicologico potrebbe essere una motivazione concreta così come fattori autoimmuni legati all’alimentazione. Nonostante non esistano cure può esserci un’attenuazione del disturbo grazie alla cambiamento del regime alimentare.
No related posts.