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Cos’è la mononucleosi?
Per definizione, trattasi di una malattia infettiva che ha nell’EBV – noto come virus di Epstein Barr appartenente alla stessa famiglia di quello della varicella – la sua causa primaria. Nello specifico, ad essere infettati sono i linfociti B, cellule del sistema immunitario, principalmente mediante saliva. Dato che il virus viene trasmesso in questo modo, la mononucleosi è nota nell’immaginario collettivo anche come malattia del bacio. Non è un caso se la fascia di età maggiormente colpita è quella fra i 15 ed i 25 anni. Ma non di rado, anche gli adulti ne sono interessati.
Cause della mononucleosi
Abbiamo già citato la casistica della trasmissione di saliva mediante il bacio, come causa della mononucleosi. Ma non è di certo l’unica. Nel caso dei bambini, specie quelli di età prescolare, una causa particolarmente diffusa sta nello scambio di giochi nel momento in cui sono portati alla bocca. Il più delle volte, i sintomi, che presenteremo in rapida carrellata a breve, sono così flebili che la mononucleosi viene scambiata per una comunissima influenza.
Sintomi della mononucleosi
In linea di massima, i sintomi principali della mononucleosi sono forte nausea, mal di testa con giramenti, organismo spossato e privo delle forze necessarie per affrontare la giornata, mal di gola, febbre e vomito. Nei casi più complessi, non si esclude la diarrea. In questo stato di malessere generale, la mononucleosi viene riconosciuta dai medici anche per via dell’ingrossamento della milza e dei linfonodi del collo. Rari i casi di ingrossamento del fegato o ancora della presenza di esantema, eruzione cutanea. In ogni caso, in laboratorio si fanno appositi test per riconoscere la suddetta malattia infettiva.
Dieta Mononucleosi
Una funzione di supporto. E’ questo in estrema sintesi il ruolo che la dieta deve avere nella mononucleosi. Non c’è infatti connessione tra l’alimentazione e la guarigione dalla cosiddetta malattia del bacio che, come è risaputo, debilita l’organismo, al punto che, anche dopo la guarigione, la ripresa alla vita quotidiana non avviene in maniera immediata. La reazione dell’organismo non è efficace, a fronte di malnutrizione. Di converso, una dieta sana ed equilibrata, insieme ad un’alimentazione basata su cibi nutrienti e genuini lo ristabiliscono, riducendo le tempistiche di recupero.
A fronte di vomito, nausea e febbre, è opportuno che i pasti siano frequenti, che si beva molto, che i cibi ingeriti siano altamente digeribili, ricchi di potassio e di acidi grassi come gli Omega 3. Inoltre, non devono mai mancare tutti quei nutrienti essenziali che hanno la funzione di supportare il sistema immunitario.
Analizziamo nel dettagli i seguenti aspetti.
Pasti frequenti
E’ opportuno optare per pasti piccoli, nell’ottica di una dieta frammentata. In questo modo, l’apparato digerente non va incontro a possibili sovraccarichi. In linea di massima, si consiglia una merenda nutriente a cavallo tra la colazione ed il pranzo, ed uno spuntino genuino, come intervallo tra il pranzo e la cena.
Alta digeribilità degli alimenti ingeriti
Ogni pasto, colazione, pranzo, cena, merenda e spuntino inclusi, devono essere caratterizzati da porzioni non particolarmente generose. Occorre evitare in questo lasso di tempo cibi fritti, insaccati, formaggi e tutti quei cibi contenenti grassi saturi. Privilegiare carni bianche, come pollame, coniglio è decisione opportuna in quanto tagli sprovvisti dei tessuti connettivi; lo stesso dicasi per il pesce azzurro, come sgombro, sardine, alici, che si rivelano, la cui assunzione si rivela utilissima nell’ottica del rimettersi in forma quanto prima. Un ruolo determinante nel processo di guarigione lo giocano di sicuro gli ortaggi che, per essere altamente digeribili, non devono avere la buccia. Anche le fibre, sotto questo aspetto, sono essenziali, a patto che non si esageri. Ne bastano appena 30 grammi nell’arco della giornata. Un quantitativo al di sopra rischierebbe di complicare la digestione. Meglio non rischiare.
Condimenti
L’olio extravergine d’oliva si rivela un vero e proprio toccasana. Sempre e comunque. Un cucchiaino, massimo due, per ogni singola portata è più che sufficiente, in quanto contribuisce a rendere i secondi piatti più digeribili.
Cotture: quali preferire? A quali è meglio rinunciare?
Quali tipi di cotture privilegiare nella dieta contro la mononucleosi? Senza ombra di dubbio, la cottura al vapore, dato che mantiene al meglio le proprietà organolettiche e nutrizionali dei cibi, oltre che i sapori degli alimenti. La cottura di alimenti come uova, carni, pesce deve essere completa, vale a dire arrivare sino al cuore di ciò che viene impiantato poi a tavola. Altre valide opportunità sono la lessatura e la cottura a bagnomaria.
Cotture troppo lunghe, tipiche di zuppe e stracotti, o ancora cotture al sangue, come nel caso dei filetti, vanno tassativamente evitate. Lo stesso dicasi per le tartare o per i carpacci.
Il ruolo cruciale dell’acqua
In qualsiasi dieta, l’acqua non deve mancare mai. E la dieta contro la mononucleosi non è affatto un’eccezione. I medici invitano a bere in maniera costante nel corso della giornata. L’acqua idrata l’organismo, di fatto riabilitandolo, facilita lo smaltimento delle tossine in eccesso. Bere almeno un quantitativo di acqua grosso modo pari a 2 litri oppure a 7 bicchieri ogni giorno, inoltre, migliora l’intero processo digestivo, contrasta il problema del vomito e della diarrea che nella mononucleosi può essere alquanto frequente.
Ma l’acqua è presente in grosse percentuali in numerosi alimenti. Latte e yogurt, per chi no ha particolari intolleranze alimentari, sono davvero il non plus ultra. Lo stesso dicasi per frutta e verdura che ricoprono sempre un ruolo di rilevanza evidente nei casi in cui occorre risollevare l’organismo debilitato. Oltre ad assumerli come contorno di secondi piatti, possono essere un ottimo primo piatto, nel caso dei passati o delle vellutate, ma anche un dessert alternativo, come nel caso dei frullati. La presenza di potassio, di fenolici e di vitamine non può che far bene al sistema immunitario.
Mononucleosi e Omega 3
Tutti i cibi contenenti Omega 3 fanno bene alla salute, specie nei casi della malattia del bacio. Il motivo? Fungono da molecole antiinfiammatorie. Oltre al pesce azzurro, una variante valida è quella di favorire l’introduzione dei semi di lino, in quanto oleosi, o le alghe.
Le erbe e il loro ruolo
Anche le erbe possono essere utili a riabilitare l’organismo, a fronte dell’infezione. Il mirtillo rosso americano, il ginseng, il tè verde e anche l’aglio hanno un’azione riabilitativa davvero eccellente. Feedback ultra positivo anche per la liquirizia, specie se il sintomo numero uno è in quel momento il mal di gola. Per ingrossamento eventuale del fegato, il cardio mariano è utilissimo. Infine, nella fase più acuta, non c’è niente di meglio dell’azione della Spirea olmaria.
Il sistema immunitario come deve essere sostenuto?
Al fine di supportare l’azione del sistema immunitario, gli alimenti che contengono antiossidanti sono di sicuro imprescindibili. In particolar modo, zinco, selenio, vitamina A, C ed E non devono mai mancare nei pasti consumati a tavola, perché proteggono il sistema immunitario da una condizione di stress di natura ossidativa. Anche le vitamine C e D sono protagoniste per contrastare le infezioni o i più comuni sintomi del raffreddore.
Perciò, si tengano a mente i suddetti capisaldi:
- Zinco e selenio sono presenti in larga parte nelle carni e nei semi di lino
- La vitamina A, tipica dei carotenoidi, abbonda oltre che nelle carote anche nei pomodori e nei meloni
- La vitamina C la si trova negli agrumi, arance e kiwi in primis, nel peperoncino, nella lattuga e nel prezzemolo
- La vitamina D, pur essendo presente nelle uova e nel pesce, è principalmente di tipo endogeno, dato che la produce la pelle, colesterolo in primis, nel momento in cui si è esposti ai raggi ultravioletti
- La vitamina E abbonda nell’olio extravergine d’oliva
Decorso
Essendo la mononucleosi una malattia infettiva a decorso benigno, un’alimentazione sana, il giusto e necessario riposo e farmaci come analgesici e corticosteroidi, da prendere solo a seguito di prescrizione medica, di rivelano decisivi nella cura. Di solito, il decorso della mononucleosi è di una decina di giorni. Tuttavia, l’ingrossamento dei linfonodi, soprattutto quelli del collo, permane per un arco di tempo che va dalle 2 alle 3 settimane. La condizione di affaticamento, invece, può durare ancora di più e, per la precisione, dalle 4 alle 6 settimane.
Chi pratica attività sportiva con una certa regolarità, dovrebbe interromperle per un lasso di tempo corrispondente ad 1 o a 2 mesi, specie nel momento in cui si presentano complicazioni, come l’ingrossamento della milza.
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